mercoledì 7 aprile 2010

CL, RU486 e Lega

Perché sprecare una settimana facendo finta di essere interessarti all’aborto quando la crisi sta colpendo duramente proprio quelle regioni occupate a legiferare sulla RU486? Perché proprio la Lega, impegnata fino ad Agosto ad attaccare duramente la Chiesa, ora sembra aver assunto un atteggiamento completamente diverso? Perché se in tutta Europa, tra cui in Svizzera, la RU486 è largamente utilizzata, la Lega preferisce prendere spunto da paesi extracomunitari?

Semplicemente CL sta chiedendo il tornaconto di un certo risultato elettorale. Preferire il metodo chirurgico al metodo farmacologico, come indicato da Zaia, è solo un modo velato per difendere un clientelismo ormai consolidato nella sanità settentrionale. In questo settore le lobby vengono infatti a formarsi tra obiettori e non; questi ultimi, contrariamente alle loro aspettative finiscono così per effettuare solo interventi di aborto venendo screditati dalla comunità scientifica e obbligandoli psicologicamente a obiettare prima o poi. La RU486 spazzerebbe via questo meccanismo in quanto nessun chirurgo sarebbe più chiamato ad eseguire interventi di aborto ma la supervisione avverrebbe in un normale regime di day hospital, sempre contrariamente alla chirurgia che peraltro provoca sofferenze maggiori.

Formigoni ci dice che aumenterà i ricoveri. In realtà ci vuole dire che farà mettere gli interventi di aborto in coda a calcoli renali, bili infiammate, cistifellee e altri interventi di ordinaria amministrazione provando così a scoraggiare la pratica, piuttosto che incentivando nuovi programmi di educazione sessuale, quelli si che sarebbero lo strumento numero uno alla lotta all’aborto.

Perché sia chiaro, non esistono persone a favore e persone contrarie all’aborto. Credo di poter affermare con una certa tranquillità che siamo tutti contrari all’aborto. C’è piuttosto una differenza tra chi vorrebbe normarlo per renderlo meno traumatico e chi no.

Donne! Non fatevi imbrogliare. La 194 è per Voi. Difendiamo i vostri diritti da chi li vuole usare solamente per un proprio vantaggio politico.

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