martedì 19 ottobre 2010

Risposte nuove a problemi nuovi

Prendo spunto da una riflessione a margine dell’incontro avvenuto con il Consigliere Comunale Davide Corritore. Lo faccio provando ad analizzare un suo stato di amarezza, rispetto al simbolismo costruito da Stefano Boeri al Teatro Smeraldo. In particolare lo rivolgo alla critica che il blog “Boeri? Nein Danke!” ha mosso nei confronti dello stesso candidato, (sicuri a tal punto della critica da non aver abilitato la possibilità di commentare i post) si legge infatti: “Mentre Pisapia era a Roma in piazza affianco ai lavoratori […] Boeri faceva la convention all’americana allo Smeraldo, con i palloncini che volavano e il Piddì in versione “understatement ipocrita (senza bandiere, ma coi maggiorenti), impegnato a riempire la scala con le truppe cammellate da tutta la provincia” ecco il link: http://www.boerineindanke.org/?p=1397 .

Rimanendo fedele ad un buon vizio è mia intenzione iniziare riportando un pensiero, una sorta di profezia di Alexis de Toqueville: “una folla innumerevole di uomini uguali […]. Ognuno di essi tenendosi in disparte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto agli altri suoi concittadini, egli è vicino ad essi ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria”.

Troviamo in questo pensiero la crisi dello spazio pubblico prevista nel futuro dell’uomo democratico. Pensiero attuale a tal punto che Lipovetsky, filosofo francese nel 1983, oltre cento anni dopo scrisse: “siamo diventati più sensibili alla miseria esposta dal piccolo schermo che a quella immediatamente tangibile; c’è più commiserazione per l’altro lontano che per il nostro vicino quotidiano”. Così anche nella piccola realtà locale diviene più complesso percepire la propria identità globale. In una realtà sempre più frammentata appaiono quelle che si possono definire come le “ferite della società”. Cioè quegli spazi di distanza tra mondi sociali che allontanano le diverse forme dell’agire rispetto ad una visione di reciproca utilità.

In questo solco si colloca il ruolo della politica e dei partiti. All’interno di questo schema si colloca anche il ruolo del PD che tenta di ricostruire su una base nuova e avanzata il tessuto della società italiana. I vecchi partiti e le loro vecchie ricette si scontrano oggi con le nuove realtà e la stessa dimensione programmatica tipica dei “Cartel Party”, nati negli anni ’80 in tutta Europa, ultimo grado dell’evoluzione politica dei partiti viene superata mentre nascono nuove esigenze.

Tutto questo declina verso quanto analizzato dal Sociologo Alessandro Pizzorno nel 2002, quando parla di classe pubblico-privata con il delicato compito di rendere possibile in questa società complessa il formarsi di relazioni di fiducia attraverso la produzione di sapere e interconnettività. In questo modo si viene a configurare un diverso modello della dimensione pubblica: “Ciò costituisce aree di relazioni di fiducia, di produzione di reputazione che tendono a rimpiazzare quelle situazioni che caratterizzavano le società localistiche. […] Dall’interno di questa classe si vanno a occupare le posizioni di controllo politico dell’economia, si giudicano le decisioni politiche e si propongono possibili alternative”. In ultima analisi si può dire che questa classe si inserisce negli ambiti scoperti dall’azione istituzionale e immagina risposte nuove a problemi nuovi.

Sabato, al teatro Smeraldo abbiamo assistito esattamente a questo. Un momento di avvicinamento della nuova classe pubblico-privata della nostra città attraverso la sua rappresentazione più simbolica. Un processo delicato, come lo sbocciare di una gemma, a cui giustamente non sono stati calati simboli di Partito, proprio perché in questa fase il ruolo di un Partito come il PD è altro rispetto a quello di “notaio che appone timbri”. Come non sono stati calati simboli di Partito alla manifestazione FIOM-CGIL, pur senza negare la nostra alta partecipazione, per le ragioni che spiegavo nel precedente post. Anche in questo caso il PD si è fatto portatore di interessi generali. Per parafrasare le parole di Gianni Cuperlo: il nostro messaggio non deve limitarsi a fare l’inquadratura ma deve tenere insieme la proiezione del film. Un film che Boeri sta girando nei luoghi della nostra città e nel quale il PD si riconosce molto bene.

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