venerdì 11 febbraio 2011

Semi di futuro

"C'erano sempre stati sul pianeta del piccolo principe dei fiori molto semplici, ornati di una sola raggiera di petali, che non tenevano posto e non disturbavano nessuno. Apparivano un mattino nell'erba e si spegnevano la sera. Ma questo era spuntato un giorno, da un seme venuto chissa' da dove, e il piccolo principe aveva sorvegliato da vicino questo ramoscello che non assomigliava a nessun altro ramoscello. Poteva essere una nuova specie di baobab. Ma l'arbusto cesso' presto di crescere e comincio' a preparare un fiore." Il Piccolo Principe, CAP. VIII; Antoine de Saint-Exupery

Con queste parole ripartono, dopo un mese di silenzio, le riflessioni sul blog. Giorni intensi, carichi di eventi e al tempo stesso rapidi. Nuove domande, nuovi scenari ma anche nuove opportunità da cogliere. I miei passi hanno incrociato nuove pagine, piccoli semi che ci parlano dell’oggi preparandoci al domani. Dal pragmatismo di Amartya Sen, economista, attento alle dicotomie del mondo sospeso tra libertà e oppressione, alla lucida analisi di Aldo Bonomi sul valore della comunità come cura dei rancori e delle invidie provocate dalla solitudine sociale. Piccoli semi che ritrovo ogni giorno proprio nei quartieri di questa città, pronti a sbocciare nel pubblico terreno. Però, come il terreno inaridendosi provocherà la morte del seme, così le nostre comunità, senza voce e senza quegli strumenti di cui parla Sen, finiranno per sciogliersi nelle loro stesse differenze e divisioni.

Ricordo il romanzo di Meneghello, Piccoli Maestri, in cui il protagonista ammoniva i suoi uomini vietando la retorica, pena: cinque giorni a pane e acqua. Ogni tanto, però, pensieri retorici si affacciano spontanei di fronte alle affermazioni di giovani, coetanei e non solo: abbiamo dimenticato cosa vuol dire sognare ad occhi aperti.

Non è semplice da spiegare, per farlo prendo in prestito il termine felicità, usato da Reichlin nel Midollo del Leone. Felicità, come chiave del processo di emancipazione della società. Comunicare felicità nello stare insieme è il primo valore da riscoprire in questa spirale di individualismo. Attraverso la gioia dello stare insieme, condividere i problemi, fare squadra per risolverli, risiede quel fertilizzante chiamato buona Politica, quella con la P maiuscola. Quella politica che crea contenuti e da quelli costruisce il suo rapporto con le istituzioni.

Dice Reichiln: “Ho conosciuto anche la felicità. L'immensa felicità della politica che si fa popolo, che riscrive la storia e ricostruisce la nazione. La Repubblica. E, insieme, la profonda emozione di riscoprire gli italiani, il Paese vero: le borgate, le fabbriche, i braccianti. [...] E' molto acuta in me la consapevolezza della distanza tra il mio tempo e quello che stiamo vivendo. Penso che siamo di fronte non più solo a grandi cambiamenti, sempre avvenuti nel corso della storia, ma a una vera e propria cesura. Ce lo dicono tante cose, dalla crescente mutazione del rapporto tra l'uomo e la natura una condizione nuova del vivere, conoscere, comunicare”.

I semi di cui parlavo prima si inaridiscono, ma prima di morire proveranno a nascere assorbendo ciò che li circonda: populismi di territorio, populismi dell’individualismo, gossip televisivo, sentimenti di rancore e di invidia. Chi vive tutti i giorni la città e le periferie urbane sa di cosa sto parlando e ha già individuato anche quei piccoli semi di cui parlo: un’associazione, una radio, una rete di consumatori, una rete di inquilini, un comitato di quartiere, un teatro, una piccola società sportiva, un negozio, una piccola impresa, una bottega artigiana. Forze positive che parlano individualmente di futuro ma che da sole resterebbero afone in una città in cui pochi hanno parola. Eccoli i nostri sogni ad occhi aperti, piccoli semi che ci parlano di comunità. Piccoli mondi in attesa di un punto sull’orizzonte, una rotta, l'Italia al centro.