venerdì 9 settembre 2011

L'8 Settembre di Reichlin

8 Settembre, anniversario dell'armistizio di Cassibile. Data simbolica poiché segna l'avvio di una nuova, e certamente inedita, fase del percorso politico italiano. Anche oggi la storia, che non si ripete, ma si ripropone, ci chiama ad una riflessione.

Come si colloca il nostro Paese nella nuova divisione internazionale del lavoro? Come si ridefinisce l'identità e il ruolo dello Stato? Quale dovrebbe essere il compito della sinistra? Mi riallaccio proprio oggi a quelle domande, poste ormai più di un anno fa da Alfredo Reichlin, ma sempre attuali. Se i presupposti sono questi, il ruolo storico del PD dovrebbe essere ancora quello di affrontare il problema della crisi dell'unità nazionale. Non siamo però solo di fronte a un problema di carattere economico, ma alla necessità di mettere in campo una nuova cultura politica. Ricordiamoci che il solo terreno possibile di identità della nazione è il suo rapporto con la storia repubblicana, cioè con quella rivoluzione democratica, la sola che abbiamo conosciuto e che può restituire al Paese il senso del suo cammino e quindi un'idea del suo futuro. Come l'8 Settembre 1943, oggi diventa sempre più attuale una nuova alleanza tra le forze più vitali del lavoro, dell'impresa e dell'intelligenza creatrice disposte a battersi contro il grumo di tentazioni sovversive che attraversano la società italiana. Si è ben visto che in Italia non si difende la democrazia se si indebolisce il regime parlamentare. L'auspicio di Reichlin è che l'arena politica sia teatro della competizione di partiti veri e organizzati.

Amartya Sen, ci ricorda che è tempo di concepire lo stesso sviluppo economico «come un processo di espansione delle libertà reali godute dagli esseri umani». Ora, non si tratta di sottovalutare l'importanza dei fattori economici in senso stretto, ma di prestare più attenzione alla necessità di «rimuovere tutte quelle situazioni di esclusione, di non libertà, che condizionano la creatività umana e che concernano la miseria come la tirannia, l'ingiustizia come la mancanza di beni pubblici». Ne è l'esempio contrario la manovra che oggi ha avuto la fiducia del Senato. Puntando su un nuovo rapporto tra gli individui e la comunità, e quindi sulla rinascita della società civile, si possono ricostruire quei legami sociali e quei poteri democratici che la lunga ondata della destra ha distrutto. Per questi motivi la costruzione del PD è ancora necessaria per l'Italia; non sarà il PD a spiegare la storia d'Italia ma viceversa.

Proprio ieri è uscita sull'Unità un'analisi di Alfredo Reichlin dal titolo "La sfida dei giovani" che in parte riprende le immense possibilità che possono scaturire dalla crisi globale e proprio con un passaggio di quell'articolo voglio concludere la mia riflessione: "Vedo che adesso viene avanti una nuova generazione che si candida al comando. È giusto, ed è bene. Ma posso fare una domanda? In nome di che cosa si candidano? Dell’età o di quello che è oggi il compito storico che ci sta davanti, cioè battersi per una grande svolta che è necessaria per salvare l’Italia dal precipizio?"

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